Credo che un po’ tutta la mia generazione si sia trovata davanti ad uno scoglio negli ultimi anni. Suona un po’ come una giustificazione dirlo a voce alta, un vittimismo stantio che in fondo ogni età o classe dimostra, lamentandosi delle vecchie e delle nuove generazioni con un: “ai miei tempi…”.
Ma è anche vero che molte cose non sono andate come dovevano andare, come pensavamo che andassero: abbiamo studiato, abbiamo scelto un’idea o un lavoro e siamo rimasti inchiodati a “come avrebbe dovuto essere”, disarmati dalla distanza delle nostre idee dalla realtà. Sono rimasto in quel limbo, privo di speranza, per un po’ di tempo: avrei voluto fare questo o quello, avrei voluto essere indipendente e, inspiegabilmente, tutte le porte si chiudevano senza una ragione che giudicassi valida.
Allora, anche se non lo si vuole ammettere, bisogna accettare che le cose non sono andate come dovevano andare; non è una vergogna, non è una colpa. Si sbaglia strada e, anche se si vuole andare verso una meta precisa, non tutti i sentieri sono quelli giusti. Solo che quando uno è perso, stanco e infreddolito, è difficile pensare razionalmente. Accettare il fatto che le cose non vanno come dovrebbero non le sistema automaticamente e uno si stanca di provare altro: comincia a diventare quasi un meccanismo tossico di auto sabotaggio che non si ferma più.
Ecco, più o meno questo ero io prima di aprire il bando del Servizio Civile. Sono stato scout, ho fatto volontariato per anni e, fino all’ultimo anno disponibile, ho sempre rimandato quella che conoscevo come “l’alternativa all’esercito”. Il Servizio Civile non si dovrebbe scegliere per disperazione, né per le tante altre ragioni che possono interessare chi è in una situazione di disorientamento totale. Ma forse la sua bontà è proprio questa: nonostante tutto, anche se scelto come ultima spiaggia, è capace di una sua piccola magia. E devo ammettere che l’ho un po’ sfruttato da questo punto di vista.
Il Servizio Civile mi ha dato un po’ di speranza quando ne avevo bisogno. La possibilità di dedicarmi agli altri ha creato in me una nuova fiducia che, coltivata di giorno in giorno, cresce aumentando sempre di più e rischiarando quelle nubi. In quel sentiero lontano, perduto, sbagliato verso la meta che ci si è posti, il Servizio Civile è la bussola. Non è la strada, non è la soluzione ad ogni errore. Non esistono vie facili. Ma è lo strumento per trovarne una nuova o crearla da zero.
Essere al servizio degli altri porta le migliori qualità di noi stessi a galla e permette di tirare un respiro. Anche se dovrebbe essere un volontariato per gli altri, il Servizio Civile ha aiutato soprattutto me, come un’ancora di salvezza. E forse l’unico rammarico è non averci pensato prima a cercare qualcosa del genere, un’ancora, un aiuto nell’aiutare.
Alessandro Adami
Operatore volontario presso Coop. Soc. il Millepiedi