L’idea di fare servizio civile ha iniziato a stuzzicarmi/tormentarmi circa un annetto fa. Mia cugina me ne aveva parlato come di un’opportunità per fare qualcosa e allo stesso tempo mettere da parte qualche soldo. Inizialmente l’idea non mi entusiasmava molto perché avrei voluto lavorare nell’ambito dei miei studi, ma alla fine, in un momento di confusione, crisi e sconforto, ho deciso di provarci (e ammetto che forse ho inviato la domanda quasi con un senso di vergogna pensando “non è quello per cui ho studiato ma non so cosa fare”).
Avendo lavorato tanto come baby-bitter, ho pensato che la scelta migliore potesse essere un progetto in ambito scolastico.
All’inizio non ci ho capito niente. Facevo cose a caso e mi sembrava che ogni parola fosse fuori posto. Ho pensato che non facesse per me e mi sono chiesta se fosse il caso di continuare. Ho continuato. Forse per inerzia o per mancanza di alternative.
Però i ragazzi si sono inaspettatamente aperti con me. Hanno cominciato a chiamarmi quando avevano bisogno che rispiegassi loro qualcosa, hanno cominciato a scherzare con me, a raccontarmi le cose belle e le cose che fanno male.
Mi vedono come un’adulta che non è poi così adulta e quindi può essere una di loro. A volte sono l’adulta, a volte sono una di loro. Ascolto con gli occhi e con le orecchie: segreti e lamentele.
Prof, questo te lo regalo perché ti somiglia.
Giulia Gorgoroni
Operatrice volontaria presso Scuola media “Giovanni XXIII” di Misano Adriatico – Coop. Soc. Il Millepiedi