Salve a tutti, mi chiamo Jacopo Di Donato e ho deciso a Febbraio dell’anno scorso di intraprendere il percorso di Servizio Civile (d’ora in poi SC) all’interno della scuola. La decisione è venuta a seguito di un periodo di difficoltà all’università, iniziato quasi da subito e culminato con l’arrivo del Covid19.
Non sapevo cosa volevo fare nella vita, frequentavo l’università solo perché dovevo se un giorno avessi voluto trovare un lavoro che mi appagasse, nonostante non avessi la minima idea su quale lavoro potesse essere. Però una cosa mi è sempre piaciuta: interagire con quelli più piccoli di me, aiutarli nelle loro difficoltà e farli sentire orgogliosi dei propri risultati. Per questo motivo ho deciso di darmi una possibilità.
Ho quindi fatto richiesta alla scuola elementare “Colombo” di Misano Adriatico, attraverso la Cooperativa “Il Millepiedi”. Non avevo la certezza che quella sarebbe stata la mia effettiva scuola di destinazione poiché avrei prima dovuto superare una selezione.
Il giorno del colloquio ero abbastanza teso, sapevo che tipo di domande ci sarebbero state grazie alle indicazioni presenti sul sito del SC ma non sapevo come si sarebbe invece comportato il mio interlocutore. Per fortuna mi ha subito messo a mio agio chiedendomi un po’ di domande generali sulla mia scuola, su cosa faccio, dove abito e così via. Mi ha poi chiesto per quale motivo avevo deciso di intraprendere questo percorso. Mi ero preparato una risposta ovviamente per una domanda del genere, non potevo dire che lo facevo perché non sapevo che altro fare, però lì in quel momento mi sono detto: “Non voglio iniziare con una bugia. Se non le piacerà la verità, vorrà dire che non sono utile ad aiutare gli altri”. Ho atteso quindi la sua reazione ma, per fortuna, si è dimostrata comprensiva e non mi ha giudicato per la scelta fatta, dicendomi invece che sarebbe stata felice di avermi a bordo.
Ho ottenuto così un posto alla scuola dove avevo fatto richiesto e il 26 Maggio 2021 mi sono presentato per il mio primo giorno. Ho incontrato altri 5 ragazzi che avrebbero lavorato in altre scuole dello stesso plesso, tra cui uno, Tomas, che avrebbe lavorato con me nella stessa scuola. Ci siamo subito trovati d’accordo e, dopo le presentazioni, ci è stata fatta una piccola presentazione di ciò che ci saremmo dovuti aspettare e delle realtà in cui ci avrebbero inserito. La nostra responsabile si è subito dimostrata disponibile ed attenta, assicurandosi che avessimo capito e creando un gruppo Whatsapp attraverso il quale avremmo potuto scrivere direttamente a lei.
Da quel giorno ho iniziato il vero e proprio percorso di SC e, come tutte le cose, non è stato privo di alti e bassi. Purtroppo essendo stati inseriti a meno di 2 settimane dalla fine della scuola non ho avuto la possibilità di intervenire nelle classi e abbiamo quindi dovuto svolgere un compito di organizzazione degli spazi e del materiale. Devo ammettere che sono stati mesi abbastanza noiosi, almeno fino a Settembre, quando i bambini sono tornati a scuola. Non siamo stati ovviamente senza far nulla durante l’estate poiché erano previsti corsi di formazione rivolti ai ragazzi del SC di tutta la provincia di Rimini.
Questi erano divisi in corsi specifici, rivolti nel nostro caso al servizio all’interno delle scuole e alle strategie da utilizzare nel relazionarsi con i bambini, e corsi generali, volti a spiegare la storia del SC, il suo scopo, le sue leggi e le sue caratterizzazioni. Nonostante non possa esprimermi in maniera entusiasta su tutti questi posso dire che la maggiorparte mi ha ritrovato coinvolto ed interessato, soprattutto grazie al clima di condivisione che si creava tra noi ragazzi e con i relatori.
Iniziata la scuola mi è stata finalmente assegnata la prima classe, una prima. Ero al settimo cielo, finalmente avrei potuto dimostrare per quale motivo ero lì, finalmente sarei potuto essere d’aiuto. Il primo impatto è stato duro, una classe che sembrava quasi sul piede di guerra a causa di alcuni bambini particolarmente problematici. Il mio ruolo iniziale era quello di arginare, come una diga, alcuni comportamenti per impedire che il torrente straripasse. Però mano a mano che i giorni passavano mi rendevo conto che ero divento in grado di gestire alcune situazioni, che iniziavo a conoscere i bambini e che ogni tanto capivo cosa volessero senza che me lo dicessero. Ho iniziato a confrontarmi con la mia responsabile e con le altre maestre su come poter migliorare e mi sono stati dati moltisssimi spunti interessanti, ma una cosa era chiara da tutto ciò. Non c’è un solo metodo, spesso il processo si basa su tentativi ed errori, ed è questo che ho iniziato a fare. Il mio obiettivo ora è cercare di diventare una sorta di diga idroelettrica, in modo da convogliare tutta la forza dell’acqua per fare in modo che abbia uno scopo costruttivo e non più distruttivo.
Ci riuscirò? Forse. O forse no. Ma sono sicuro che quello che ho imparato mi tornerà utile anche perché ora ho uno scopo. Il dubbio su cosa fare dopo l’università sta lasciando spazio ad un pensiero più definito e che si fa sempre più nitido: insegnare.
Jacopo Di Donato
Operatore volontario presso Scuola Elementare “Colombo” di Misano Adriatico – Coop. Soc. il Millepiedi