Urbino, 5 aprile 2018: Era una soleggiata e monotona giornata, come tante altre all’università. La professoressa spiegava e noi alunni tutti attenti a recepire le sue parole, scribacchiando sui nostri quaderni; all’improvviso la professoressa guardò l’orologio e disse: “Ragazzi alzatevi che andiamo a visitare la Caritas che si trova di fronte all’università per capire ancora meglio quello di cui stiamo parlando e scoprire gli aiuti “umanitari” che esistono nella nostra comunità.” Ci avviammo nella struttura, ci fecero accomodare in una stanza con proiettore e la signora che si occupa di gestire la Caritas prima di iniziare, cedette la parola a tre ragazzi, che fino ad allora erano stati in disparte: erano tre ragazzi che stavano seguendo il percorso del Servizio Civile e ci tenevano a raccontarci il loro percorso all’interno della Caritas e cosa fosse, in concreto, il “Servizio Civile”. Io non ne avevo mai sentito parlare, quindi era un campo del tutto nuovo, però mi è fin da subito sembrata una buona idea in cui potersi confrontare con dei settori totalmente diversi e spesso lontani dalla propria realtà.
Dopo quel giorno, non ho più avuto a che fare con il Servizio Civile e non mi sono prodigata di informarmi ulteriormente, anche perché troppo impegnata ad ultimare gli esami in vista della laurea. Fu solo parecchio tempo dopo che ne sentii riparlare da una mia amica, la quale mi disse di voler iniziare questo percorso post laurea, dato che vi erano dei posti in un asilo nido, quindi che riguardavano la sua laurea in scienze dell’educazione. Incuriosita iniziai anch’io ad informarmi e a vedere se vicino alla mia zona avrei potuto trovare un posto che fosse inerente con i miei studi (servizio sociale), approfittandone per fare ancora più esperienza nel campo; lo trovai presso il Comune di Cattolica con un’OLP Assistente Sociale. Fu così che il 15 gennaio 2019 iniziò la mia avventura.
Inizialmente ammetto che non è stato facile, perché venni totalmente catapultata in una realtà distante da me e che non conoscevo: il mondo della disabilità, argomento perlopiù sconosciuto e affrontato solo nei libri, mai stando quindi a stretto contatto con loro. Mi furono assegnate diverse persone con le più disparate disabilità: una signora non vedente, un signore in carrozzina dopo essere stato colpito da ictus, signora ammalata di SLA e una signora colpita da meningite, la quale era totalmente dipendente dai genitori ormai anziani.
Mi sono stupita nel vedere in che modo ogni persona affrontasse la propria disabilità e di quanta forza e voglia di vivere ancora avesse nonostante i numerosi ostacoli che ogni giorno era costretta ad affrontare. Provo a farvi un breve riassunto di ognuna delle persone seguite per capire veramente ciò che intendo:
Margherita (nome fittizio per la signora affetta da SLA): malata ormai da 4 anni; anni in cui ha visto perdere progressivamente e parzialmente l’uso della parola e costretta sulla sedia a rotelle perché i suoi muscoli non hanno più la forza di sorreggere il suo peso. È amante del sole e della spiaggia e non passa giorno, tempo permettendo, che non esca di buona mattina con la sua carrozzella elettrica e raggiunga il mare (è super abbronzata già a maggio). Io la accompagno due volte a settimana alla sezione AISM di Riccione in cui fa ginnastica con altre signore affette da SM, lei fa chiaramente il doppio della fatica, vista la sua malattia più grave, ma con una buona dose di grinta e “cattiveria” non demorde e cerca di fare del suo meglio. Un’altra cosa che mi ha stupito è che lei
abita al secondo piano, per scendere deve affrontare due rampe di scale: ingenuamente la prima volta che la sono andata prendere a casa mi sono diretta verso l’ascensore ma lei ha esordito “no no ancora non mi serve andiamo piano piano giù per le scale se te mi aiuti.”.
Cristina (signora non vedente): signora molto arzilla e con un carattere molto forte, che sa il fatto suo. Vive con i suoi tre gatti che ama alla follia. Nonostante la sua cecità non rinuncia a fare giri in moto abbastanza lunghi con il suo compagno, alla ricerca di ottimi ristoranti. Il mio contributo è quello di accompagnarla una volta a settimana nei suoi giri “quotidiani”: al supermercato, in farmacia, dal dottore e di tanto in tanto facciamo anche shopping. Nei nostri giri una cosa a cui non rinuncia mai è il caffè nel suo bar preferito che da ormai 20 anni frequenta!
Claudio (signore in carrozzella): Claudio è assiduo frequentatore, suo malgrado, di ospedale perché ha numerosi problemi di salute da risolvere. È un siciliano DOC dallo spirito forte, sempre con la battuta pronta e simpatico. Insieme abbiamo sistemato tutta la sua documentazione medica e di tanto in tanto usciamo per fare dei giretti, dato che da solo non riesce a spingere la carrozzella. Anche lui non rinuncia alla colazione che facciamo insieme facendo quattro chiacchiere.
Martina (signora affetta da meningite): un’ora a settimana ci vediamo e ci dedichiamo al disegno, ai lavoretti e a cantare. Martina mi ha intenerito perché, nonostante l’età avanzata, sembra una bambina che ha sempre bisogno di tutto e tutti, non so se capisce la sua condizione, ma la vedo sempre felice a serena; le piace molto cantare le canzoni dello zecchino d’oro!
In poche righe vi ho voluto far entrare in quello che è diventato il mio quotidiano, come ho imparato a capire tutte le abitudini di ogni singola persona che sta combattendo una vera e propria “guerra” contro il suo corpo, che molte volte non è in grado di fare quello che il cervello vorrebbe e contro il mondo esterno che molto spesso non è in grado di accogliere le sue richieste.
Nel mio piccolo penso di portare un po’ di sollievo e benessere a queste piccole, grandi persone molto spesso trascurate e che vivono ai margini della comunità. Dapprima avevo tutt’altro pensiero riguardante il Servizio Civile, mi aspettavo, forse, più una impostazione “da tirocinio”, non mi aspettavo assolutamente di ritrovarmi “a tu per tu” con persone che hanno tanto da raccontarci, facendoci vedere il mondo attraverso i loro occhi.
A cura di Marchetti Erica
(Comune di Cattolica)