Prima di iniziare questa esperienza non avevo idea di che tipo di lavoro dovessi fare. Quando ho iniziato a lavorare ho capito che il lavoro che avrei dovuto fare era un lavoro di aiuto: dovevo aiutare delle persone che non potevano fare cose da soli, persone con diversi tipi di disabilità. Mi è piaciuto da subito, perché è un’esperienza completamente nuova per me. In Gambia, il paese da cui vengo, le persone con disabilità vengono infatti molto isolate: stanno in casa, non hanno la possibilità di lavorare, e spesso diventano mendicanti in strada. Nel progetto dove lavoro le persone, invece, apprendono diverse competenze ed imparano, giorno dopo giorno, a vivere in autonomia. L’esperienza di Servizio Civile per me quindi è anche un’opportunità per imparare qualcosa che forse, in un futuro, potrò utilizzare anche nel mio paese: fare qualcosa per aiutare le persone con disabilità anche lì, di modo che anche lì le persone possano capire che anche loro fanno parte del mondo, che possano sentirsi esseri umani.
Allo stesso modo, mi sono sentito accolto dai miei colleghi e dalle persone che vivono nel centro, che mi hanno accettato sin dal primo giorno. Quando arrivo al lavoro, i miei colleghi e i ragazzi corrono verso di me e mi salutano “Ciao Jatta! Come stai?” Anche questo è stato qualcosa di nuovo per me: nelle strade quando cammino, spesso le persone scappano via, mi evitano, sembrano avere paura di me. Mi sento spesso un criminale, sento che mi discriminano per il mio colore. Nel Servizio Civile, invece, le persone mi hanno fatto sentire parte del mondo, mi sono sentito di nuovo un essere umano.
Seedia Jatta
Servizio Civile presso Cooperativa Millepiedi – Tandem